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Inflazione, come combatterla e salvaguardare il potere d’acquisto

L’inflazione fa paura. Ebbene sì, perché impatta sul potere di acquisto di tutti: aziende e privati, ricchi e poveri, senza fare sconti a nessuno. Come c’era da aspettarsi alla fine è arrivato il conto. Le cause sono da ricercare nella fine dei lockdown e la ripresa delle spese, nei trilioni stampati dalle banche centrali, nella guerra, nel rincaro delle materie prime ed in particolare degli asset energetici, nei problemi legati alla logistica ed alle catene di approvvigionamento. Una serie di concause che sono arrivate tutte insieme e stanno costringendo le banche centrali, Fed in primis, a correre ai ripari.

In questo contesto gli investitori e i risparmiatori sono impauriti. Il costo della vita aumenta sempre di più ed i soldi in banca tendono a diminuire di valore a causa della perdita del potere di acquisto. La situazione è ancora più drammatica in Europa dove l’impatto della guerra ha portato ad un’ulteriore svalutazione dell’euro rispetto ai principali panieri valutari. Cosa fare allora per proteggere il proprio patrimonio al fine di preservare quantomeno il potere d’acquisto?

La situazione non è semplice e comporta una pluralità di sfaccettature. Se analizziamo il quadro macro economico, infatti, notiamo che vi è stata una discesa dei mercati da quando la Fed ha ritirato gli stimoli monetari ed ha iniziato ad alzare i tassi di interesse, il tutto è stato aggravato dalla situazione geopolitica mondiale fortemente instabile. Per quanto riguarda le obbligazioni statali notiamo come ad oggi il tasso di rendimento medio non copre affatto la perdita del potere di acquisto ma offre ancora rendimenti marginali. Il settore cripto è stato invece letteralmente tartassato, azzerando addirittura il valore di alcuni asset come nel caso di Luna. Unico settore interessante è stato quello della materie prime che ha garantito un buon paracadute a chi ha avuto la prontezza di entrare, fermo restante la difficoltà che comporta questo tipo di investimento a causa della complessità degli strumenti e dei costi intrinseci che li caratterizzano (rollover, contango, cambi ecc.).

Alla luce delle premesse su menzionate analizziamo gli asset in relazione agli scenari futuri. Per quanto riguarda la liquidità sicuramente continuerebbe a perdere valore in caso di un contesto di alta inflazione e quindi andrebbe utilizzata soltanto per le spese correnti o come parcheggio in attesa di valutarne l’impiego. Relativamente al mercato obbligazionario, come detto precedentemente, molti bond non garantiscono affatto un tasso di rendimento reale in grado di battere l’inflazione. C’è poi il rischio di ulteriori affondi qualora il cammino di rialzo dei tassi dovesse proseguire. Unica eccezione che ci sentiamo di prendere in considerazione sono le emissioni indicizzate all’inflazione. Sulle criptovalute invece regna ancora un alone di incertezza, legato soprattutto alle normative e le regolamentazioni che i governi adotteranno in merito. Per quanto concerne il mercato azionario, invece, riteniamo che ulteriori affondi potrebbero essere interessanti occasioni di acquisto nel medio e lungo periodo. Storicamente l’S&P 500 si è dimostrato un asset in grado di battere l’inflazione grazie alla capacità delle aziende che lo compongono di generare utili. Ovviamente, a meno che non si utilizzano etf o prodotti che replicano interi panieri e settori, occorre prestare molta attenzione alla solidità delle aziende che si decide di acquistare in quanto in caso di recessione o shock sistemici quelle con bilanci più fragili avrebbero più difficoltà a reggere il colpo.

La chiave di volta è a nostro avviso quella di investire, ma a patto di operare un’attenta selezione e scaglionare gli acquisti per intercettare prezzi migliori qualora il quadro economico dovesse peggiorare.

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